1997: BLOCCO NAVALE ALL’ALBANIA, 81 MORTI

PER RINFRESCARE LA MEMORIA A SCHLEIN E COMPAGNI

Nel 1997, durante il primo Governo Prodi, il ministro dell’interno Napolitano decretò il blocco navale per contrastare i cospicui arrivi dall’Albania. Il 19 marzo fu sancito un decreto legge che regolava i respingimenti e il 25 dello stesso mese si giunse ad un accordo con l’Albania per il contenimento del traffico clandestino di profughi. L’accordo metteva nero su bianco la messa in essere di un efficace pattugliamento delle coste dell’Adriatico; inoltre dava alla Marina disposizioni per attuare quella che era stata definita “opera di convincimento” nei confronti delle barche di migranti provenienti dall’Albania. In realtà, si trattava di un vero blocco criticato fortemente dall’ONU.

In Parlamento, il 12 aprile 1997, Prodi affermò: “Il carattere dell’operazione è un’attività volta soprattutto a stroncare la malavita organizzata che gestisce gli espatri“. Per le operazioni furono schierate due Fregate, Aviere e Sagittario, due Corvette, Driade e Urania, e la Nave militare Sibilla; l’ordine perentorio era di non far passare nessuno.

Il 28 marzo 1997, la motovedetta albanese Kater I Rades, affondò nel Canale d’Otranto dopo essere partita dal porto di Valona carica di circa centoventi, tra uomini, donne e molti bambini. Il suo ponte era lungo venti metri e nelle sue tre minute cabine ricavate sottocoperta non avrebbe potuto contenere più di dieci persone.

Alle ore 18.57, la motovedetta fu speronata dalla nave Sibilla, della Marina Italiana. Al primo colpo, molte persone imbarcate furono sbalzate in acqua mentre con il secondo, il mezzo si capovolse ed affondò alle ore 19.03. Quel giorno morirono 81 persone, 32 sopravvissero.