IMMIGRAZIONE? LA DIFFERENZA TRA I NOSTRI E QUELLI CHE SBARCANO.

“Accovacciati sulla coperta, presso le scale, con i piatti tra le gambe, e il pezzo di pane tra i piedi, i nostri emigranti mangiavano il loro pasto come i poveretti alle porte dei conventi. E’ un avvilimento dal lato morale e un pericolo da quello igienico, perché ognuno può immaginarsi che cosa sia una coperta di piroscafo sballottato dal mare sul quale si rovesciano tutte le immondizie volontarie ed involontarie di quella popolazione viaggiante.

L’insudiciamento dei dormitori è tale che bisogna ogni mattina fare uscire sul ponte scoperto gli emigrati per nettare i pavimenti. Secondo il regolamento i dormitori sono spazzati con segatura, occorrendo si mescolano disinfettanti, sono lavati diligentemente ed asciugati. Ma tutte le deiezioni e le immondizie che si accumulano sui pavimenti corrompono l’aria con forti emanazioni e la pulizia sarà difficile.”

La traversata durava 25/30 giorni, talvolta qualche giorno meno, dipendeva dalle “carrette del mare”. I nostri emigranti arrivavano a New York e, fino al 1892, il centro deputato alla loro accoglienza era Castle Garden che però, ad un certo momento, si rivelò insufficiente ad accogliere questa enorme massa di gente. Viste le dimensioni dell’esodo, si decise così di trasformare Ellis Island – un piccolo isolotto che si trova di fronte a Manhattan, un tempo adibito dall’esercito americano a deposito di armi e di munizioni – in centro di accoglienza. Ellis Island: il “non luogo”, il “luogo dell’erranza”, “l’isola delle lacrime”, come venne definita da Georges Perec.

Ad Ellis Island i nostri emigranti dovevano subire tutta una serie di controlli sanitari da parte di ispettori che incutevano timore con le loro divise e con il loro portamento.

Dopo aver letto questo articolo capirete perchè siamo incazzati neri nei confronti dei business immigrazione, una valanga di soldi a favore di onlus, Caritas e Cooperative rosse.